Le origini della Pastiera Napoletana
La pastiera è, in assoluto, il dolce tipico della tradizione pasquale napoletana. Inoltre, è considerata per molti, il simbolo della primavera, non solo per la sua preparazione che, in tempi remoti, avveniva solo in occasione della Santa Pasqua, ma soprattutto per i due ingredienti che la rendono inimitabile: il grano cotto e l’estratto di Fior D’Arancio. La tradizione vuole che la pastiera si prepari non oltre il Giovedì o Venerdì Santo, per dare agio a tutti gli aromi di amalgamarsi in un unico ed inconfondibile sapore. Proprio per la sua unicità, da diversi anni, anche durante le festività natalizie e per ogni occasione di riunione familiare, la pastiera risulta indispensabile sulle tavole dei napoletani e ormai anche degli italiani confermando così il suo ruolo fondamentale tra le delizie della tradizione napoletana e italiana.
La Tradizione
Circa 600 anni fa, quando con l’inizio della Primavera i pescatori napoletani riprendevano le loro battute di pesca, accompagnati dal bel tempo, portavano con se un pasto unico che gli veniva preparato dalle loro donne che restavano a casa. Questo “pasto unico” doveva essere un primo un secondo ed un dolce. Per questo motivo veniva utilizzata la ricotta, uova ed arancia….e per amalgamare il tutto non si utilizzava il burro per via delle alte temperature e quindi si utilizzava il grano cotto e l’amido che ne derivava dalla cottura.
Questa pietanza veniva utilizzata per alimentarsi per tutti i giorni della battuta di pesca diventando così “A Pasta ‘e ajer” cioè la “ Pasta di ieri” e di qui la Pastiera.
Su questo stesso principio nasce anche il Grano Cotto Chirico, ricco di amido gelificato per essere usato in qualsiasi ricetta quotidiana in sostituzione del burro e dei grassi in genere.
La Leggenda
Tante sono anche le leggende legate alle origini della pastiera napoletana. Tra tutte la più suggestiva ed affascinante risulta essere quella della sirena Partenope.
Pare che la bella sirena, incantata dalla bellezza del golfo, disteso tra Posillipo ed il Vesuvio, avesse fissato lì la sua dimora e ad ogni primavera, per salutare gli abitanti del posto, emergeva dalle acque, allietandoli con canti d’amore e di gioia. Un giorno, la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti, tanto che accorsero verso il mare per donarle quanto di più prezioso avessero. Le sette più belle fanciulle dei villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla meravigliosa sirena: la farina, forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; le uova, simbolo della vita; il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura; l’acqua di fiori d’arancio, omaggio dai profumi della terra; le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani; ed infine lo zucchero, che rappresentava l’ineffabile dolcezza profusa dal canto di Partenope in cielo, in terra, ed in tutto l’universo.
La sirena, felice per i tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli dei. Questi, inebriati dalla moltitudine di profumi ed aromi, riunirono e mescolarono i vari ingredienti per creare un dolce che potesse eguagliare la bellezza di Partenope e la dolcezza del suo canto: prendendo spunto dal nome della sirena, nacque così la Pastiera Napoletana.